Certe volte i confini si abbattono sulle vite delle persone recidendo legami sentimentali con l’ottusa violenza di una mannaia. Un attimo prima essi erano qualcosa di mobile e aleatorio, che atteneva alla burocrazia dei passaporti, per esempio, o al piacere del dibattito culturale; poi all’improvviso – non si sa quando, né perché o come – quegli stessi confini assumono le dure sembianze d’un dio oscuro (perlopiù della razza o della nazione) al quale immolare se stessi e gli altri. L’amore e gli stracci del tempo di Anilda Ibrahimi (che è albanese d’origine ma scrive nella nostra lingua) è un grande romanzo contro questa sanguinosa assurdità.

  • Belgrado, febbraio 1981. Lo studente kosovaro Besor viene arrestato nel corso di una pacifica manifestazione di protesta contro la disparità di trattamento fra universitari serbi e albanesi. È condannato a dieci anni di carcere. Gli mancano pochi esami alla laurea, che non prenderà mai più. A Pejë, in Kossovo, sua moglie Donika è incinta e Besor conosce la figlia Ajkuna in carcere. Grazie a lei sopravvive alla dura prova della detenzione, durante la quale gli è di particolare conforto il giovane professore serbo Milos, con cui aveva stretto amicizia all’università. Milos, che ha rischiato la vita per salvare l’amico dalla galera, arriva al punto di trasferirsi con la famiglia a Pristina e accogliere nella propria casa la moglie e la figlia di Besor in modo da essergli tutti più vicino.

O gran bontà dei cavalieri antichi, direbbe a questo punto Ariosto (noi ci concediamo solo la licenza, in tema con il romanzo, di parafrasare cavalieri con padri: L’amore e gli stracci del tempo è un romanzo sulla paternità). Milos e Besor sono d’etnia diversa, l’uno serbo e l’altro albanese, ma ciò che conta per loro è quel seme comune di umanità che lega entrambi alle stesse passioni, come la poesia di Charles Simic e la travagliata storia del proprio Paese, attraversato dopo la morte del generale Tito dai venti di tempesta delle tensioni nazionalistiche.

Grande è quella letteratura che con l’evidenza narrativa di fatti possibili spalanca in noi, come un abisso di luce, la vita vera dei sentimenti di là dagli “stracci del tempo” in cui sono affogati i nostri giorni. Il nuovo romanzo d’Anilda Ibrahimi ha questa forza.

  • Zlatan e Ajkuna, i figli di Milos e Besor, crescono insieme. La loro affinità elettiva diventa ben presto il dato “naturale” d’un amore travolgente. I due ragazzi si giurano fedeltà eterna e non sanno immaginare la propria vita se non insieme. La mannaia dei confini recide, però, il loro legame con la sanguinosa guerra civile fra serbi e albanesi che a partire dal ’99 insanguina il Kosovo. Arruolato nell’esercito serbo, il primo scampa in Italia; l’altra, invece, in Svizzera, dopo le note e atroci vicende della pulizia etnica nei confronti degli skipetari come lei. Persi per il mondo, nel chiuso del proprio cuore, i due continuano a inseguirsi. Al tempo stesso, però, la vita scava tutt’altro solco nel loro destino. Il romanzo si alimenta della tensione contrastante, nei due protagonisti, della duplice spinta dentro e fuori il confine “naturale” della propria condizione nazionale e sentimentale.

Non a caso, L’amore e gli stracci del tempo è dedicato al poeta Charles Simic, serbo ma dal ’54 espatriato negli Stati Uniti e autore di opere solo in lingua inglese. Besor, in carcere, traduce le sue poesie in serbo e in albanese. L’orizzonte della contemporaneità è mobile. Zlatan e Ajkuna vivono l’incertezza identitaria di ciascuno di noi. La loro storia insegna che bisogna reinventare parole antiche ed eterne come paternità, patria e amore liberandole dai confini rigidi delle codificazioni di un tempo.

Dopo vicenda al femminile della sorprendente saga albanese di Rosso come una sposa (premio Libri a Trazione Anteriore 2009), la preannunciata trilogia balcanica di Anilda Ibrahimi continua con un arricchimento tematico e linguistico (ritmo serrato e rigore lessicale in funzione antiretorica) che proietta l’opera di quest’autrice ai vertici alti della nostra narrativa contemporanea.

 

Anilda Ibrahimi, L’amore e gli stracci del tempo, Einaudi, 2009

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