«Tu non conosci il Sud», ammoniva in un suo celebre verso Vittorio Bodini. Ebbene, chi sia in questa condizione oppure chi senta «eternamente implacato» (sempre Bodini) il bisogno di rinsaldare la propria appartenenza affettiva alla nostra terra può leggere con cuore grato e commosso Gente del Sud di Raffaello Mastrolonardo perché nelle fluviali 774 pagine dell’autore barese ritrova «le case di calce / da cui uscivamo al sole come numeri / dalla faccia d’un dado», di cui parla Bodini nel prosieguo di quella sua poesia, ma trova anche tanto altro.

Gente de Sud è una saga familiare e abbraccia un secolo. È la storia della famiglia Parlante, dal papanonno Bastiano al pronipote Raffaello. È ambientato a Balsignano, nella Murgia barese, e in parte nella campagna di Bovino. Comincia nel 1895 con il colera a Napoli e seguendo l’operosa e pugnace epopea della famiglia Parlante, attraverso la quotidianità delle loro vicende sentimentali e sociali, dopo il sud agricolo delle guerre commerciali con la Francia, con minuziosa e limpida scansione cronologica, affronta la piena modernità industriale del boom economico postbellico e i successivi sviluppi.

  • Gente del Sud è un romanzo intessuto di tante storie. Ciascuno dei numerosi personaggi ha sferica compiutezza narrativa con il proprio destino ben scolpito nel suo carattere. Al tempo stesso, però, nel dispiegamento corale del racconto, è continuo e serrato, anche a distanza, il confronto fra i vari membri della famiglia Parlante. Tutti, infatti, sanno di doversi misurare con chi li ha preceduti e di dover dar conto anche a se stessi del proprio contributo alla tenace ricerca della famiglia di sorti magnifiche e progressive. Sentirsi in scala: più che una fortuna personale o di gruppo, così si costruisce una comunità, una nazione.

In questo gioco di relazioni un picco tragico è lo scontro irredimibile fra papanonno Bastiano e il secondogenito Aniello. Il demone di Bastiano è la terra perché – egli dice – il commercio dà ricchezza ma la terra fa signori. Aniello è mite e arrendevole, ancor di più dopo la morte precoce della moglie Maddalena. Fatte le debite proporzioni, se Bastiano è Mazzarò, Aniello è Adelchi: soffre l’autorità paterna ma obbedisce.

Inizi del Novecento, poco prima della Grande guerra, invasione della fillossera in Puglia, vigneti distrutti, proprietà fondiaria ridotta a zero: i Parlante – dice Aniello – possono sopravvivere con il commercio di mandorle e olio; Papanonno, però, vuole la terra, come i signori. Se ne può comprare a buon prezzo nelle paludi di Metaponto. Ordina, quindi, che lì vadano in esplorazione Aniello e suo figlio, Bastiano Piccolo, reduce dalla guerra di Libia con la sfrontata baldanza di un eroe giovane e bello. Finisce che per superficialità e spirito d’avventura Bastiano si ammala di malaria e muore in un baleno. Aniello si scaglia contro il padre con furia omicida. Papanonno è schiantato dai sensi di colpa.

  • Tutte le famiglie felici si assomigliano, ma i momenti felici sono lampi. I passaggi decisivi di ogni storia familiare sono sangue e dolore. Raffaello Mastrolonardo con accorta e sontuosa sobrietà di scrittura dei Parlante racconta gli uni e gli altri e con passo da maratoneta alla Vassalli fa diventare di tutti una storia che gli appartiene intimamente perché Balsignano oggi è solo un rudere nei pressi di Modugno (Bari) ma in passato è stata la comunità rurale che egli racconta e i Parlante sono esistiti davvero e sono la sua famiglia. Questa, però, è un’altra storia: una storia questa sì… soltanto felice.

Gente del Sud è un treno che attraversa la nostra terra: chi lo legge fa un impagabile viaggio in una confortevole carrozza di prima classe in compagnia di persone belle come inevitabilmente sono quelle che nel loro umile destino, piccolo o grande che sia, per talento letterario di chi le racconta, racchiudono un senso che le trascende.

Raffaello Mastrolonardo, Gente del Sud, Tre60, 2018