Gli amori sono tanti, ogni storia è unica, alcune si somigliano. Nel suo nuovo libro Luciana Castellina – giornalista, scrittrice, protagonista di spicco delle tormentate e gloriose vicende della sinistra italiana – racconta alcuni Amori comunisti e di essi coglie con rigore documentario e acutezza psicologica sia la specificità di ciascuna dinamica sentimentale sia il loro denominatore comune.

  • La prima e più cospicua parte del libro è dedicata all’amore fra Münevver Andaç e il poeta turco Nâzim Hikmet. Le altre due raccontano gli amori dei greci Arghirò Polichronaki e Nikos Kokovlìs e degli statunitensi Sylvia Berman e Robert Thompson. Tre storie di amore e di lotta, incastonate in altrettanti mondi e un tempo lungo che abbraccia più di metà del secolo scorso, dal disfacimento dell’impero ottomano, alla guerra civile greca, al maccartismo Usa. Amori comunistiè un grande affresco storico in cui le biografie dei protagonisti spiccano sia per l’intensità dei legami amorosi sia per l’impegno militante. Nonostante delusioni varie, come fosse un centro di gravità permanente, ognuna di quelle vite ha ruotato, infatti, attorno all’ideale comunista e alla sua patria sovietica.

Arghirò e Nikos per vent’anni hanno vissuto perlopiù in clandestinità, nascosti spesso in grotte impervie dell’isola natale di Creta. Nel ‘62 sono sbarcati nei pressi di Otranto con la stessa disperazione, gli stessi rischi e angosce di tanti immigrati dei nostri giorni. Erano insieme dal ’41, e insieme rimarranno per tutta la vita, ma solo dal ’63 in Russia potranno vivere come una «coppia normale», e cioè in una casa vera. Latitanza e carcere hanno contraddistinto anche la vita di Sylvia e Robert, volontario nel battaglione Lincoln ed eroe della guerra civile spagnola, decorato con la massima onorificenza militare. Nel ’57 in carcere un fascista iugoslavo gli spezzò il collo con una sbarra di ferro. Appena libero, conobbe Sylvia e subito cominciò la loro storia: una dinamica opposta a quella dell’amore di Münevver e Nâzim.

Luciana Castellina racconta con sobrietà discorsiva. I fatti dicono da soli la propria eccezionalità.Nâzim Hikmet ha trascorso quasi vent’anni nelle galere turche. Nel 1950 ad aspettarlo fuori dal portone del penitenziario di Istanbul c’era Münevver, una sua cugina, molto più giovane. Si erano visti tanto tempo prima quando lei era appena diciottenne e lui già un mito. Poi più nulla, finché un giorno dell’autunno del ’48 Münevver va a trovarlo approfittando di un suo breve ricovero in ospedale. È amore al primo sguardo. Hanno entrambi forti legami matrimoniali. Li rompono, con sofferenza. Quando Nâzim viene liberato, possono finalmente stare insieme. E invece no.

Dopo qualche mese, essendo ancora in pericolo, il poeta è costretto a una rischiosissima fuga in Russia, dove poi è morto nel 1963. Münevver resta sotto stretta sorveglianza in Turchia. A Mosca Nâzim sposa un’altra donna. Senza notizie l’uno dell’altra, si rivedranno dopo dieci anni e solo allora lei saprà del matrimonio russo.

«Vivere. Che strana cosa, /… che questa vicenda incredibilmente bella / indicibilmente gioiosa / sia oggi talmente difficile…» Così scrive Nâzim nel ’35: vale per tutta la sua esistenza ma anche per le altre storie di Amori comunisti e tante ancora perché «il comunismo – dice Luciana Castellina – è colmo di errori e di orrori, ma anche di dolorosissimi amori».

Luciana Castellina ha conosciuto i protagonisti delle storie raccontate e con forza suadente di scrittura è riuscita nel suo libro a trasmettere quella sincera, trepidante e ammirata familiarità che ha provato quando li ha incontrati. Amori comunisti è «Due amori / … in un solo cuore»: quello di chi legge. Inevitabilmente.

 

Luciana Castellina, Amori comunisti, Nottetempo, 2018