Che fatica essere donna, che impresa. Elena di Sparta di Loreta Minutilli entra con grande maestria nel vivo di questa storica difficoltà. Sì, Elena di Sparta è proprio lei: la moglie di Menelao, rapita da Paride e causa scatenante della guerra di Troia. Insomma, la più bella tra le donne. Di contro: personalità evanescente. Così da sempre Elena è nel nostro immaginario, ma con il suo romanzo Loreta Minutilli libera Elena dalla prigione della sua bellezza, dolorosissima per quanto dorata.
Chi è allora Elena di Sparta secondo Loreta Minutilli? Prima di tutto, però, diciamo chi è Loreta Minutilli: venticinquenne, originaria della provincia di Bari, studiosa di Astrofisica a Bologna, esordiente, tra i nove finalisti della XXXI edizione del premio Calvino. Un bel coraggio, quindi, quello di Loreta Minutilli, confrontarsi così giovane con un mito tra i più popolari, dandogli peraltro letteralmente voce.
Il romanzo, infatti, è un monologo. Elena, dopo la guerra, riportata a Sparta, un po’ prigioniera, un po’ regina, racconta la propria storia a Menelao, insomma: la sua versione dei fatti. Lo fa prima di tutto per se stessa, per un proprio bisogno di chiarimento. Perciò comincia dall’inizio. Dalle origini divine, sue e del fratello Polluce, e non invece degli altri due figli di Leda: Clitennestra e Castore, semplicemente umani. Racconta poi, Elena, quando, ancora bambina, fu rapita e stuprata da Teseo e quando il padre Tindaro, per quietare la sua deflagrante bellezza, decise che dovesse sposarsi e lei scelse Menelao, mentre Clitennestra ebbe come marito Agamennone. E siamo solo all’inizio; poi, infatti, c’è tutto il versante troiano del racconto, altrettanto preciso e dovizioso di figure, non solo quelle più popolari come Paride, Enea, Ettore… Ampio spazio hanno, per esempio, le figlie di Priamo Cassandra e Polissena, così come per tutto il romanzo Etra, madre di Teseo e poi ancella e guida spirituale di Elena.
- Loreta Minutilli attraversa il mito con grande padronanza ed entra nelle sue pieghe con leggerezza e disinvoltura. La sua, però, non è solo una benefica e accurata ricognizione ma un ribaltamento dello standard: Elena, come la racconta la giovane autrice barese, è un’altra donna rispetto alla tradizione. È una persona tormentata, complessa e contraddittoria, di straordinaria vitalità psicologica perché ha il coraggio di guardare con severità dentro di sé e confessare dubbi, fragilità, colpe: per esempio, nei confronti della figlia Ermione, abbandonata a Troia.
Su un punto, però, Elena non ha incertezze: il rispetto della propria persona, al di là della sua bellezza. Insomma, Elena non vuole essere un trofeo in palio tra eroi vari, nei suoi confronti sempre tutti brutali, incapaci di apprezzarne le qualità umane: a Sparta come a Troia. In fin dei conti delle parole di Paride l’avevano conquistata proprio quelle con cui descriveva la propria patria come una civiltà superiore, un mondo diverso dove le donne potevano andare dappertutto e sposare chi volevano.
E invece no, eccoli infatti i Troiani: «pronti a elargire rispetto e considerazione quando non avevano scelta e nulla di serio era a rischio, ma sempre consci della loro superiorità e del fatto che tutto ciò che permettevano alle donne era solo una concessione». Una delusione. La guerra per Elena l’hanno persa gli uni e gli altri. E per noi l’ha vinta lei e tutte le donne vittime della brama di potere maschile, come Ifigenia, la figlia di Clitennestra, sacrificata dal padre Agamennone per avere il favore degli dei. La guerra di Troia non è stata una guerra per una donna ma come tutte le guerre è stata prima di tutto una guerra contro le donne.
Loreta Minutilli, Elena di Sparta, Baldini+Castoldi, 2019