Malinverno di Domenico Dara è un romanzo al quadrato per l’esuberante proliferazione di storie, la sterminata e raffinata varietà delle citazioni letterarie e l’uso interattivo dei classici… e se Don Chisciotte nel suo errare fosse capitato a Yonville con Sancho Panza e si fosse innamorato di Emma Bovary? Cosa è stato dei tanti personaggi di cui gli autori non ci dicono la fine, come per esempio Ismaele, unico superstite del Pequod e voce narrante di Moby Dick? Domenico Dara gioca con i classici con la stessa passione e fantasia di tanti bambini con un pallone: inventa mondi. Malinverno è molti romanzi in uno, e tutti belli.

  • Ad Astolfo Malinverno, bibliotecario del comune di Timpamara, un giorno il sindaco affida anche l’incarico di custode del cimitero. Astolfo, quindi, nella foto di una lapide riconosce Emma Bovary, cioè: la protagonista del romanzo di Flaubert lui la immagina proprio come quella donna e anche per questo se ne innamora perdutamente. Malinverno è, dunque, la struggente e dolcissima storia di un amore impossibile, tanto più che sulla lapide di Emma non c’è né il nome né la data, né c’è alcun riferimento alla sua sepoltura nell’apposito registro dell’ufficio.

L’amore è anche smania di sapere. Senza far trapelare nulla della propria follia, Astolfo chiede della sua Emma a chiunque pensa possa dargli qualche informazione. Astolfo cerca Emma come il paladino di cui porta il nome il senno di Orlando, ma inutilmente. E allora, chissà. Ogni ipotesi è lecita. Del resto: «tutto ciò che non sappiamo e mai sapremo possiamo immaginarlo a nostra misura» inventando, per esempio, nuove coordinate in cui «certi amori impossibili che si sfioravano senza mai incontrarsi, che sbagliavano luoghi, che mancavano tempi» riescono infine a combaciare diventando eterni.

Astolfo Malinverno, «protettore dei vinti», aggiusta il regolamento del cimitero di Timpamara per celebrare un matrimonio impossibile, così anche la giustizia e gli amori dovrebbero essere sempre rivisti «su misura per ciascun uomo … ogni vita con le proprie regole, ogni eccezione contemplata in una postilla». E se Natura si oppone, ci pensi letteratura a «costruire mondi immaginari per sopravvivere a una vita insoddisfacente».

La ricerca di Astolfo è letteraria e fantastica ma ha forza e credibilità di vera e propria investigazione, innerva le pagine di ritmo e tensione narrativa. Domenico Dara tiene magistralmente serrata ognuna delle tante parti con l’insieme, come da ponti l’una è unita all’altra, da cosa nasce cosa e il romanzo cresce con la prodigiosa naturalezza di un organismo vivo aprendo il lettore sempre più stupefatto, emozionato e ricco a un insospettato e infinito orizzonte di suggestioni e possibili esiti.

Timpamara è una Macondo mediterranea, realistica e magica, in cui un grande vigore espressivo rimbalza di storia in storia dai nomi (Diogene Castroregio, Euripide Belcastro, Curzio Verbicaro, Sertorio Pedace…) a calibrati, discreti e diffusi guizzi lessicali (m’indecise, spingimento, agguagliava, menda…).

A Timpamara le pagine dei romanzi volano nell’aria perché in periferia c’è il maceratoio e quando c’è vento quelle fioccano sul paese come neve. Anche Vito, il padre di Astolfo, lavorava al macero e sua moglie Concetta l’ha corteggiata salvando per lei romanzi in uno scaffaletto di ferro dello stabilimento: «portane via uno alla volta così sono sicuro che tornerai… Dopo quattordici libri, Vito chiese ai miei nonni la mano di Catena. Dopo ventisette libri si amarono per la prima volta, sotto una luna piena e sopra un letto di volumi scaricati quel pomeriggio e provenienti da una biblioteca di testi classici, si amarono per la prima volta sopra le opere complete di Seneca, mentre il collo di lei poggiava sul Simposio di Platone e le sue mani nei momenti di piacere stringevano le Odi di Catullo e la Cynthia di Properzio. Dopo quarantadue libri si sposarono».

A Timpamara si seppelliscono anche i libri e si celebrano funerali letterari.

Malinverno è romanzo di ruvida dolcezza e armoniosa densità concettuale. È un commovente sconfinamento poetico nell’aldilà, una sfida letteraria alla chimera di ogni tempo: quella di poter noi umani gettare uno sguardo oltre la morte rischiarando d’amorosa luce il suo mondo oscuro fino a riunire in un saldo vincolo ciò che essa separa.

 

Domenico Dara, Malinverno, Feltrinelli, 2020