La ragazza immortale di Camillo Langone avevo cominciato a leggerlo io. Poi il libro è finito fra le mani di mia moglie. L’ha sfogliato: Mi sa che è proprio bello. Ho capito che avrei dovuto aspettare. Infatti. L’attesa è stata minima – un paio di giorni – e, soprattutto, fruttuosa. Tipo: Dice delle cose che penso anch’io. Per esempio, le chiedo. Mi passa il libro aperto a pagina 16. Leggo. Un assolo di costume. Arguto e brillante. Ben ritmato, con introduzione e rientro.

«È andata in bagno danzando sui tacchi con le sue gambe di gazzella e il culo alto. Mi irritano, come mi irrita ogni forma di stupidità, le donne che non sanno camminare coi tacchi e che tuttavia li portano. Le incontri ai matrimoni. Sono vestite come non si vestono mai, in pratica sono travestite, hanno abiti vistosi, trucchi spinti, pettinature complicate, tutto senza alcun nesso con la loro  vita mediocrissima: quando si guardano allo specchio faticheranno a riconoscersi. Calzano scarpe comprate per l’occasione, nuove, costose, dure, e appena sedute se ne liberano sotto il tavolo. Purtroppo devono alzarsi più volte, ad esempio per ballare, reinfilando negli strumenti di tortura i piedi pulsanti di dolore. Per poi barcollare fino alla pista rischiando storte rovinose e in seguito, nel lungo declino della festa, fino al prato dove si scattano le foto di gruppo, e lì sorge il problema ulteriore dei tacchi affondati nell’erba. Molte sono donne basse che alla protesi calzaturiera affidano l’allungamento della coscia, l’innalzamento del gluteo. Riuscendo solo a risultare goffe e penose. Non è questo il caso di Benedetta che di tacchi non avrebbe bisogno e sui tacchi sembra esserci nata. E che adesso ritorna, sorridendo col trucco rinfrescato.»

Sorrido associando quelli matrimoniali ai quotidiani e laboriosi travestimenti che impazzano in rete. L’autenticità, penso, è una chimera. Non ce n’è più. Troppo facile barare. E allora, mi chiedo, può essere autentico un romanzo con tutto il suo carico di finzione? È autentico questo romanzo?

Conosco l’autore da tempo. So bene della sua vasta ed eterogenea cultura. Camillo Langone è un esteta, raffinato ed eretico. Ha scritto libri sulla pittura, la liturgia, il cibo, il vino, l’Italia. Mi ha detto di questo romanzo l’amico scrittore Enzo Verrengia, anch’egli supercampione di nomadismo intellettuale: «È ricchissimo di citazioni, belle e preziose. Un vero godimento. Confesso, mi ha commosso».

  • L’autenticità non è un dono né un punto di partenza, ma di arrivo. Non è innocente. È una conquista. Devi sbaragliare con le armi della cultura il fronte avversario. È una guerra di liberazione dall’esercito invasore dell’artificioso e del cattivo gusto. Servono rifornimenti continui di bellezza da parte degli alleati arte e letteratura perché il nemico è potente, subdolo, cangiante. Conosce le debolezze dell’umana vanità. E allora, come può essere autentico un romanzo congegno perfetto per sussieguosi narcisisti? È autentico questo romanzo?

L’inizio de La ragazza immortale è un potente inno all’amore degno del Cantico dei cantici.

«Non voglio che muoia. Non voglio nemmeno che invecchi. Se ingrassa non è un problema grave ma non vorrei nemmeno che ingrassasse: qualche chilo può anche andar bene ma non vorrei perdesse la sua grazia, l’eleganza flessuosa, le movenze da cerbiatta. Non voglio che le venga la pancia. Non voglio che un giorno guardandosi allo specchio si scopra un capello bianco. Non voglio che cominci a tingersi i capelli, non voglio che abbia mai problemi di ricrescita. Non voglio che le vengano i denti gialli per il fumo (purtroppo fuma). Non voglio che gli uomini smettano di guardarla: a lei piace tanto essere guardata ed è giusto che sia così perché è giovane e bella, di una bellezza speciale, gloriosa. Non voglio che a un certo punto venga scavalcata da donne più giovani, che si senta superata, scartata. Non voglio che un giorno smettano di considerarla una ragazza. Non voglio che un giorno in un negozio o in un ufficio, la chiamino signora. Non voglio che un giorno un ragazzo le dia del lei. Non voglio che smetta di ascoltare la musica del momento, i brani appena usciti, e che cominci a considerare insuperabili le canzoni dei suoi diciot’anni. Non voglio che inizi a rimpiangere il periodo dell’università. Non voglio che parlando con un’amica, un pomeriggio di novembre, le sfugga di dire “ai nostri tempi”. Ma soprattutto non voglio che muoia. Voglio che Benedetta e la sua bellezza e la sua giovinezza vivano per sempre.»

Lei è studentessa universitaria. Di San Benedetto del Tronto. È giovane ma senza gli ammiccamenti civettuoli dell’età. Studia Legge a Bologna. Lui di anni ne ha almeno quanti il padre, forse anche qualcuno in più. Abita a Mantova, non è ricco, ma benestante. Vive di rendita. Non sposato. Storie varie, tendenzialmente misantropo (lei lo chiama Orsacchione). Sprezzante di mode, conformismi ed eccessi, coltiva buongusto dentro il perimetro puntiglioso di armonia, equilibrio, ragione e tradizione. Entrambi leggono classici. Lei di filosofia. Lui latini e greci. Lei Cioran, lui Ceronetti. L’amore che li lega muove da questa chimica comune delle rispettive sensibilità. È famelico. Ma come renderlo immortale? Facendo ritrarre Be-ne-det-ta (dentro di sé lui non la chiama, la scandisce). E non da uno solo, ma da tutti i migliori ritrattisti sparsi per l’Italia, addensati soprattutto nei centri cosiddetti minori.

Se l’amore vince ogni cosa, solo l’arte può consentire a quell’amore di vivere finché il Sole risplenderà sulle sciagure umane. È questo il tema del romanzo.

  • E allora, che autenticità c’è in tutto questo? L’autenticità non è verità. Come la pittura non è fotografia. L’autenticità è una costruzione letteraria… Autenticità è quando, per virtù di scrittura, coincidono tutti i tasselli del gioco narrativo e ciò che sulla pagina è così a te che leggi sembra che non poteva che essere così… e non importa se nella vita e in quale vita sia stato così perché potrebbe essere o essere stato così nella tua vita o in quella di chiunque.

La ragazza immortale è una storia d’amore senza falsi pudori. Fra i tanti riferimenti che chi vuole se vuole può leggere in filigrana c’è ovviamente anche Lolita-fuoco-dei-miei-lombi. Ma per postura narrativa, ricchezza culturale e discorsività icastica, La ragazza immortale ha una salutare forza pedagogica di civismo controcorrente. Un tempo impazzavano Lettere varie a mia figlia, mio figlio su questo e su quello. Sia lieve a questi libri il macero. La ragazza immortale racconta l’amore e ti fa amare bellezza e libertà.

Camillo Langone, La ragazza immortale, La nave di Teseo