Siamo noooi, siamo noooi… i nazisti siamo noi… da intonare come i cori allo stadio. Oppure, in modalità penitente, battendosi il petto tipo processione del venerdì santo: Mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa… Ridiamo per non piangere perché…

C’è del marcio in Occidente, come un tempo secondo Amleto nel regno di Danimarca. C’è poco da scherzare, in realtà. La Storia, di ieri e di oggi, parla chiaro, e Piergiorgio Odifreddi non fa sconti. Citazioni. Analisi. Fatti. Nomi, numeri, date. Statistiche. Mappe.

Per esempio. Borges, Requiem tedesco, tesi del racconto: abbiamo potuto sconfiggere il nazismo solo diventando nazisti. Odifreddi: «La mia tesi, più malevola, è che i nazisti non erano troppo diversi da noi e hanno semplicemente perso una guerra intestina combattuta tra simili». Poi, citando Musil: «Molto tempo prima dei dittatori, la nostra epoca ha prodotto la venerazione spirituale dei dittatori»… con la poesia iniziatica (Stefan George), il giornalismo mediatico (Karl Kraus), la psicanalisi classica (Sigmund Freud, Alfred Adler e Carl Gustav Jung), certa filosofia tedesca (Ludwig Klages e Martin Heidegger).

Oppure. Hitler, schernendo, si appellò ai campi di concentramento in Sudafrica per giustificare i propri: «L’idea è il parto di un cervello inglese. Noi li abbiamo solo trovati nell’enciclopedia, e copiati» (Discorso al Palazzo dello Sport, Berlino, 30 gennaio 1940).

Il peccato originale è, però, «il sanguinario Dio sterminatore di Mosè… i costi in termini di vite umane dell’occupazione della Terra Promessa, riportati maniacalmente dall’Esodo e da Giosuè, ammontano a 770.359, salvo errori di calcolo da parte mia».

  • Oggi l’occupazione è della ricchezza e il suo strumento è la violenza. Come sempre. «Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti e Canada: il 10 per cento del mondo controlla il 90 per cento della ricchezza.» Facciamo guerre in giro per il mondo dai tempi di Colombo. Ieri il colonialismo, 1492-1945. Per esempio l’olocausto americano: gli ottanta milioni di residenti in America nell’anno 1500 a metà del secolo erano diventati dieci. Oggi gli interventi armati Nato in Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Libia e Siria. Per non dire dell’espansionismo Nato ad Est che ha provocato la guerra in Ucraina. 176.000 morti solo in Afghanistan dal 2001 al 2021, di cui 46.319 civili.

«I dati dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) dicono che fino al 2022 al mondo si spendevano ogni anno 2.000 miliardi di dollari in armamenti.» Ecco la classifica: 800 miliardi gli Stati Uniti (40%), 320 le nazioni europee (16%), 60 miliardi la Russia (3%). Non è che siamo cattivi e andremo all’inferno, è che viviamo male. Nonostante tutta la ricchezza che abbiamo rapinato e rapiniamo.

  • C’è del marcio in Occidente è una partitura musicale con un Preludio solista, un Accordo conclusivo e nel mezzo dieci movimenti (o capitoli) tra un coro iniziale e uno finale di venti voci dissonanti di ieri e di oggi:  Marx ed Engels, Dostoevskij, Gandhi, Einstein, Castro, Lumumba, Mandela, Luther King, Lorenz, Solženicyn. E poi: Saramago, Said, bin Laden, Al Gore, Assange, Mujica, Soyinka, Putin e Xi Jinping, Jaishankar, Bergoglio. Una polifonia.

L’uso nell’indice del linguaggio musicale non è strumentale. La musica è in tutto il testo nel sinuoso impasto discorsivo della scrittura che tiene in armonia tanti registri diversi. Scienza, religione, politica. Storia, letteratura, filosofia. E anche autobiografia.

Dicevamo, viviamo male, è questa la nostra colpa maggiore. Non c’è da girarci troppo attorno. Settimo movimento o capitolo, L’idealismo: «L’Occidente vive in un perpetuo stato di schizofrenia intellettuale. Da un lato, infatti, è totalmente materialista, e considera come unici scopi degni della vita il guadagno di denaro e il consumo di beni nell’aldiquà. Dall’altro lato, invece, è altrettanto totalmente idealista, e professa quasi universalmente le credenze più disparate in enti spirituali dell’aldilà». La confusione non porta mai niente di buono.

«Viviamo inebetiti nella finzione di un gigantesco Truman Show», vittime della bulimia capitalista, ottavo capitolo. «Per forza di cose, la qualità del prodotto pubblicizzato è tanto più bassa, quanto più il target a cui si indirizza è esteso. La cultura occidentale gioca dunque al ribasso, e propone una vita di noia programmata e di quieta disperazione costituita di plastic food, muzak, night clubs, rave parties, junk movies, ready-to-wear, low cost flights, package holidays e cheap resorts. Tutto rigorosamente in inglese, ovviamente, per mascherarne lo squallore anglosassone e, spesso, le truffe all’italiana.»

  • Da tanta acquiescente mediocrità potrebbe salvarci la letteratura, a patto di distinguere fra verosimiglianza e verità in modo da sfruttare al massimo le potenzialità critiche dell’immaginazione senza dribblare i dettami della scienza.

Insomma, non siamo in condizione di dare lezioni. A nessuno. Lasciamo perdere armi e guerre e stiamocene a casa. A riflettere, sulla nostra storia. Meglio per tutti. Se Imagine è la colonna sonora, C’è del marcio in Occidente è la bandiera di chi sogna e vuole un mondo migliore. Più giusto.

dal capitolo L’Occidentalismo, pag. 55

Più dettagliatamente, possiamo enunciare in una sorta di Decalogo dell’Occidente il filo conduttore dei 10 capitoli di questo libro.

Occidentalismo. Non avrai altro Dio all’infuori dell’Occidente.

Cristianesimo. Solo la religione cristiana è vera.

Colonialismo. Il mondo è a nostra completa disposizione.

Militarismo. Siamo i più armati, e comandiamo noi.

Razzismo. Bianco è bello e buono, nero è brutto e cattivo.

Classicismo. Deriviamo dai Greci, che erano i migliori.

Idealismo. Solo noi sappiamo veramente pensare.

Capitalismo. Solo l’economia capitalista funziona.

Democrazia. Solo noi siamo veramente democratici.

Libertà di parola. Solo noi siamo veramente liberi.

Piergiorgio Odifreddi, C’è del marcio in Occidente, Raffaello Cortina