Si sente spesso nelle telecronache delle partite di calcio: Ma cos’ha fatto… segue nome campione di turno. Beh, questa volta lo diciamo noi: Ma cos’ha fatto Don Winslow prima con Città in fiamme ed ora con Città di sogni! Anzi, cos’ha rifatto…

Pensate un po’, ha rifatto con il ritmo sincopato del jazz  l’Iliade e poi l’Eneide e poiché trattasi di una trilogia ne vedremo ancora delle belle. Ma come si permette? Un americano, poi…

  • Per essere chiari. Quando ti confronti con i classici o ti limiti a un calco filologico, prendi il capolavoro e lo metti al sicuro come in un museo oppure cerchi di attualizzarlo e rischi di sbrindellarlo con scomposti ammiccamenti al presente. Né una cosa né l’altra: Don Winslow ha reinterpretato con la sua voce l’universalità dei sentimenti in gioco nella guerra fra Achei e Troiani e tutto quel che ne segue marcando stretto ma mantenendo una doverosa distanza di omaggio e rispetto dai racconti di Omero e di Virgilio. Insomma, ci sono in filigrana i caposaldi narrativi e gli eroi che tutti conosciamo ma gli uni e gli altri hanno compiutezza di vita propria. Solo un fuoriclasse poteva riuscire in un azzardo del genere. E Don Winslow fuoriclasse lo nacque.
  • È un’altra faccenda, ma qualcosa di simile Don Winslow l’aveva già fatta in Ultima notte a Manhattan romanzando a suon di jazz John e Bob Kennedy, la guerra fredda e il caso Monroe. In Città in fiamme e Città di sogni ad alzare l’asticella c’è il salto temporale.

Providence, Rodhe Island, New England. Anni Ottanta. Scoppia una guerra fra le due famiglie criminali della città: gli irlandesi Murphy e gli italiani Moretti. Colpa di una donna, naturalmente. All’apparenza. Qui, comunque, la citazione è esponenziale: perché nella prima scena del romanzo oltre ad Elena ci sono di mezzo anche Venere e Ursula Andress. Leggere per credere. Magistrale poi la dinamica narrativa per cui una guerra che all’inizio nessuno voleva alla fine la combattono tutti, ferocemente. Anche Danny Ryan, marito di Terri Murphy. Suo malgrado Danny finirà per doverla guidare, quella guerra, e assumere sulle sue spalle un dolore e un fardello inimmaginabili.

Ma possibile che tra questi ignobili criminali ci siano Achille e Ettore, Agamennone e Priamo e tutti quegli eroi del nostro immaginario? Sì, e ci sono anche Il padrino e gli dei dell’Olimpo, le Amazzoni e la sventurata Cassandra, che nessuno ascolta, e infine l’inganno del cavallo. Poi su tutto, come in ogni guerra, una Città in fiamme e morte e disperazione. Vincitori e vinti.

Danny Ryan è Enea e in Città di sogni fugge da Providence-Troia con il padre, il figlio Ian e un gruppetto dei suoi. Braccato dai rivali e dai federali. Chi lo vuole morto, chi in galera. Tutti convinti che sia in possesso di dieci chili di eroina. Poi il fato gli offre un’imprevista e ghiotta occasione per mettere da parte un bel po’ di soldi e cancellare il passato criminale. Con il quale Danny ha chiuso davvero perché vuole un futuro onesto e sereno, per sé, per il figlio e per la compagnia picciola che gli è rimasta fedele. Lo vuole a tutti i costi, anche a rischio della vita.

«Danny avrebbe dovuto ucciderli tutti.

Ora lo sa.

Ma Danny Ryan non è fatto così.

È sempre stato il suo problema. Crede ancora in Dio, nel paradiso e nell’inferno e in tutte quelle stronzate.»

Danny Ryan cerca una nuova patria, reale e morale. La troverà? Intanto trova l’amore, di una regina di quella Città di sogni che è Hollywood. Ovviamente una diva del cinema, bella e tormentata come la più affascinante di tutte, Marilyn Monroe, che sembra Didone… o è Lavinia? E Hollywood, allora, è Cartagine o Roma? Un amore tragico ha una forza di coinvolgimento emotivo tale per cui tu che leggi di quell’amore, bello perché sai tragico, vorresti che invece, quell’amore, tragico non fosse e quindi speri in un colpo di scena, un lieto fine, qualcosa insomma che dia pace ai tuoi eroi e a te. Il libero arbitrio della fantasia può forzare ogni vincolo. Noi, invece, siamo vincolati al silenzio e pertanto non vi diciamo altro. Possiamo solo consigliarvi di leggere.

E aggiungiamo che è da capogiro (capa che gira, e il naufragar ci è dolce) il gioco di specchi per cui il racconto della guerra di mafia fra i Moretti e i Murphy diventa cinema: una produzione milionaria di Hollywood, titolo Providence. Danny e alcuni della sua compagnia picciola sono, quindi, spettatori sul set delle proprie gesta criminali interpretate da grandi attori e attrici. E, domanda, che ruolo interpreta la Marilyn di Danny? In Città di sogni letteratura e cinema non si inseguono, s’avvinghiano, entrambe incollate alla realtà.

«Holdt gli illustra un po’ quello che sta vedendo, ma Danny l’ascolta solo a metà. È perso nella stranezza di vedere la propria vita replicata, ma più vera del vero. Tutto è un po’ più bello, un po’ più trascurato, un po’ più colorato… meglio della vita reale.

O di come me la ricordo, almeno, pensa. Il che gli fa sorgere la domanda: È la versione di Hollywood a essere troppo realistica, o i miei ricordi a essere smorzati?»

Poi battute memorabili, tipo De Niro: Ma dice a me? Oppure: Che hai fatto in tutti questi anni, Noodles? Sono andato a letto presto.

E Don Winslow da par suo:

«Le andrebbe di incontrare se stesso?» chiede Holdt a Danny.

«Ci sto provando da una vita».

Novantadue minuti di applausi, appuntamento all’anno prossimo con il terzo volume, Città in rovina, e poi, speriamo, appuntamento al cinema. Intanto sia chiaro: Enea o meno, Danny Ryan uno di noi perché… il male vince sempre, ma certe volte no… nei romanzi.

 

Don Winslow, Città in fiamme, HarperCollins, 2022

Don Winslow, Città di sogni, HarperCollins, 2023