Di cosa parla Christian Raimo quando parla d’amore? Dopo due libri di racconti, un romanzo collettivo ed una costante e significativa presenza nel dibattito culturale e letterario nazionale dalle postazioni d’avanguardia di Minimum fax, Nazione indiana e più di recente quella del movimento TQ (autori trenta-quarantenni), nel suo atteso romanzo d’esordio, Il peso della grazia, Christian Raimo, romano d’origine in parte pugliese, racconta una storia d’amore. Più precisamente, il protagonista e narratore, Giuseppe, ripercorre la propria vita, come un «risalire fino in superficie e respirare», per capire in che modo e perché l’amore di Fiora l’abbia rivoluzionata al punto da «affogarla in una cosa così mostruosa che, non sapendo bene come chiamare, abbiamo concordato, senza dirci nulla, che fosse felicità». Una delle prime parole del romanzo è “luce”, poi “morte” e “dolore”. Il peso della grazia comincia così: «Quando usciamo la luce ci arriva addosso come una morte senza dolore». Di cosa parla, dunque, Christian Raimo quando parla d’amore? Parla di una dimensione totale dell’esistenza, come di una “luce” che tutto avvolge e ravviva.

Nella parcellizzazione contemporanea dei sentimenti, l’allargamento del campo di gioco per restituire l’amore alla sua antica dignità di “ciò che tutto muove” è la promessa iniziale che Il peso della grazia preannuncia e svolge con la generosità e la laboriosa concentrazione di quattrocentocinquantatre pagine compatte e senza alcun cedimento linguistico ed espressivo. Per esempio, “la luce” ha nel romanzo una grande densità simbolica ma la acquisisce con estrema semplicità nel corso della narrazione grazie all’accuratezza di ogni parola o concatenazione di fatti sia strutturali sia aneddotici.

Giuseppe è un giovane fisico in stallo con la propria ricerca sulle fiamme e, precisamente, sulla specificità di quelle “turbolente premiscelate”. Incontra Fiora, dottoressa, al pronto soccorso oculistico del policlinico Umberto I di Roma dove per un disturbo all’occhio ha accompagnato Lubo, un polacco che ha conosciuto quando faceva volontariato. Comincia così la loro storia d’amore. Ma di cosa parla Christian Raimo quando parla d’amore? Con umorismo sagace, acutezza e varietà di riferimenti parla di quella differenza sostanziale che cambia la natura delle cose o semplicemente il nostro modo di vederle. «Che cos’è che fa differire le fiamme turbolente premiscelate come se fossero una specie della natura a sé? era la domanda-mantra che mi ero posto l’intera estate. Ci sono mammiferi che volano come i pipistrelli. Ci sono mammiferi che depositano le uova come gli ornitorinchi. Qual era la ragione di questa differenza sostanziale?» Che cosa rende speciale una persona fino a risolvere con la sua presenza l’asimmetria dei nostri pensieri e il caos dei nostri giorni in una perfetta armonia?

Il peso della grazia è un romanzo metropolitano. Roma è anch’essa, come l’amore, “una fiamma turbolenta premiscelata” con una “natura a sé” che Christian Raimo descrive con grande efficacia nella sua variegata e inafferrabile complessità: dalle vampate di violenza alla fragilità umana di individui in balia della propria solitudine. Giuseppe è alla continua ricerca e interrogazione dell’altro fino al culmine della conversione. «È stato nell’inverno di quattro anni fa che mi sono convertito. Più che al cattolicesimo, preferisco dire: all’amore che Dio ha per me fin dal grembo materno, come si trova scritto ogni tanto nella Bibbia.»

  • Di cosa parla Christian Raimo quando parla d’amore? Parla del miracolo che in una catena virtuosa e solidale di reciproca propulsione può unire il microcosmo individuale al mondo su larga scala fino alla sua massima estensione dell’infinito della religione. Come dire in Fisica, la teoria quantistica e la relatività. I padri hanno tradito i figli consegnando loro per la prima volta nella nostra storia recente un mondo peggiore di quello che avevano ricevuto, la risposta di Christian Raimo è un assalto al cielo.

 

Christian Raimo, Il peso della grazia, Einaudi, 2012