Marco Missiroli, Fedeltà, pagina 42: lotta clandestina fra cani. Un dogo contro un altro dogo: un morso a una zampa, fine del combattimento, sul ring tre strisce di sangue. Qualche pagina prima è invece il narratore ad azzannare il protagonista. «Perché mai perché mai perché mai»: due parole più dolorose del morso di un dogo, ritmate e scandite con imperturbabile ostinazione, poi replicate in sequenza sempre più ravvicinata, infine sparate a raffica senza punteggiatura.
E allora: perché mai professor Carlo Pentecoste era nel bagno delle donne? Perché mai ha messo «una mano sul culo» alla ventiduenne Sofia, studentessa del suo corso di scrittura? Perché mai? Eh, perché mai? Fedeltà è un thriller psicologico, il morto ammazzato è la fedeltà e Marco Missiroli fa la parte del lettore, o meglio: chi nel romanzo racconta incarna e persegue il bisogno di verità di chi legge, lo anima la stessa ansia e irriverenza. Oggi bisogna rinsaldare il patto fiduciario con i lettori dandogli piena voce nella pagina ma senza approssimazioni. Missiroli ci prova. Mica facile.
- Riavvolgiamo il nastro. All’inizio la situazione è chiara. Carlo Pentecoste è stato sorpreso «da una matricola nel bagno del piano terra: lui sopra di lei, le mani che le carezzavano il collo, o qualcosa del genere… un incontro ravvicinato di natura ambigua». L’ha saputo il rettore, l’hanno saputo tutti in facoltà, l’ha saputo la moglie Margherita. Via via, però, entrano in gioco altre possibili interpretazioni.
Per esempio: Sofia si è sentita male e Carlo Pentecoste la stava soccorrendo. Il professore stesso non ha chiara memoria o consapevolezza di cosa sia successo e si sforza di alleggerire la propria posizione con il suo «ecosistema… non significava niente… non significava troppo». Margherita non ha certezze ma dubbi, e tentazioni. Voglia di una rivincita o «ricompensa» o, forse, semplicemente, voglia di Andrea, il ventiseienne e abile fisioterapista che le sta curando una fastidiosa infiammazione. I suoi massaggi sfiorano zone intime e a Margherita basterebbe un leggero movimento o un’indicazione diversa dall’usuale per dare tutt’altro senso al loro rapporto.
In conclusione: Carlo ci ha provato o no? Ci riproverà? E il massaggio sarà galeotto? Si dice, è colpa grave raccontare il finale di un giallo. Ebbene, anche in Fedeltà l’assassino è il maggiordomo, e cioè: Marco Missiroli tiene sempre alta la tensione psicologico-investigativa e anche erotica, criminale quindi svilirla con anticipazioni.
E dunque: il tradimento è un’arma di distrazione individuale dalle incertezze, dai rimpianti, dal fallimento umano e professionale o invece è un modo per «rimanere fedeli a se stessi» al di là di parole «sbagliate come tradimento e amante»? Ma Carlo e Margherita sono semplicemente liberi, come dice Anna, mamma di lei e nume tutelare del romanzo, o i loro non sono altro che reciproci «inganni»? E Margherita, Carlo, Andrea, Sofia sapranno orientarsi nel nuovo orizzonte mobile della fedeltà o finiranno anche loro nella schiera di quelli che non riuscendo a vivere «diventano saggi dopo»? E noi? Perché Margherita è «tutte» e tutti. Fedeltà siamo noi.
In un libro con lotte vere di corpi, non solo fra cani, e di corpi da riparare o che cedono per usura, la scrittura di Marco Missiroli è tonica, scolpita, è un fascio di muscoli e nervi. Tutto conta e fa la differenza, anche un punto esclamativo o i puntini sospensivi e poi così, credo, se ti va, leggerezza, qualcosa e qualcos’altro, suoi, buono, tutte, ancora e tante altre parole qualsiasi utilizzate con il corsivo in punti strategici come ictus o accenti ritmici della narrazione.
Se è vero che oggi è necessario un nuovo assetto aerodinamico delle forme narrative che tenga insieme velocità e precisione e preservi dalla banalizzazione profondità e complessità, ebbene: Fedeltà è una bella risposta smart, di nuova generazione, con il valore aggiunto di un’impagabile cornice metropolitana milanese, una corale ampiezza generazionale, una ben calibrata rappresentatività sociale dei personaggi e infine una colonna sonora letteraria con Némirovsky, Dubus, Buzzati, Vargas Llosa, Fenoglio, Michaels, Tondelli. Mica poco. Mica male.
Marco Missiroli, Fedeltà, Einaudi, 2019