Se vuoi capire l’amore, studia l’economia. Attenzione, però: non quella classica. Letizia Pezzali, Lealtà, pagg.131-133: «L’ipotesi principale delle teorie economiche classiche è che le persone sappiano cosa vogliono e agiscano nel proprio interesse. Non accade quasi mai… Gli esseri umani amano pensare che le loro decisioni, corrette o no, riflettano una coerenza interna. Una personalità, una persona. Un significato… Eppure succede spesso di essere vuoti, e la fatica di tenere duro si accumula, la tensione ogni tanto lascia spazio al pianto e al gelo. In questo caso innamorarsi può essere utile».
Lealtà è la storia d’amore di Giulia e Michele. Lei è ventiduenne, studentessa di economia a Milano. Lui ha diciannove anni di più, è sposato, ha una figlia, è un affermato finanziere, lavora in banca a Londra. Si conoscono in occasione della presentazione di un suo libro all’università. Il racconto è in prima persona. La voce è di Giulia.
- Sono trascorsi dieci anni dall’inizio della sua relazione con Michele. È il giorno dopo il referendum sulla Brexit. Giulia lavora a Londra in un’importante banca d’affari nel quartiere di Canary Wharf. È al tavolino di un bar con il suo capo, Seamus. Sorpreso e quasi tramortito dal risultato del voto popolare, Seamus cerca da Giulia un qualche supporto, quindi quasi sospirando commenta: «A te, almeno, restano gli uomini». Il romanzo comincia così. Quell’affermazione, illogica e irrituale, è l’inizio di un viaggio introspettivo di Giulia fra passato e presente, giovinezza e maturità, Milano e Londra, storia familiare e vicenda sentimentale con Michele.
Di solito – scrive Letizia Pezzali – degli amori ricordiamo il picco negativo e il finale. A distanza di tempo è faticoso ripercorrere i passaggi, le mosse compiute. Rimuoviamo l’inquietudine. Giulia invece no. Desiderio, passione, ossessione, abbandono, gratificazioni, sesso, sorprese, regali, vanità, vessazioni: con caparbia volontà lei ripercorre tutte «le singolarità, le correnti, le turbolenze» della sua relazione con Michele.
«Le storie d’amore non seguono mai un moto regolare»: sono instabili, come i mercati. Ogni amore è un azzardo. Chi ama è un trader. Sfida l’imprevedibile, senza certezza alcuna del proprio investimento. Lealtà è un campo di forze in opposizione fra loro. C’è in Giulia la consapevolezza che «la vita è un percorso di cecità e rivelazioni tardive lungo il quale non notiamo mai il ridicolo che ci accompagna». Sa, però, altrettanto bene che «l’ossessione amorosa si basa su una fede di tipo religioso…» e, quando amiamo, «tutto il nostro mondo dipende da un adulto solo…», situazione nella valutazione degli economisti di massimo rischio per una società. Quant’è difficile amare.
La vita, come i mercati, è una continua girandola di eventi inattesi che ci sforziamo di razionalizzare in un modello ma, se quello funziona, poi rimaniamo intrappolati in una sorda autoreferenzialità. L’assenza di casualità produce caos. Prosperare nel caos è un miraggio. Parola di economista. Un punto di equilibrio non c’è. Possiamo solo uscire dalla maschera con una pirandelliana follia. Oppure raccontare.
Ama veramente chi racconta la propria storia, purché lo faccia con lealtà… con la penna tra l’indice e il pollice, scavando con quella. Parola di Seamus Heaney, il poeta, omonimo del capo di Giulia. Non a caso.
Letizia Pezzali, Lealtà, Einaudi, 2018