C’è prima una lenta combustione, poi la miccia finisce ed ecco l’esplosione, che talvolta avviene nel segreto dell’animo, talaltra nel bel mezzo della gente. Anche con un urlo. C’è sempre un gran botto sentimentale nei racconti di Rossella Milone. ll silenzio del lottatore racconta sei storie di donne, incastrate con la vita di colei che narra in prima persona ma non ha nome e ha età diverse, e cresce nel gioco di sponda con le altre con cui attraversa settant’anni di storia.

Il primo racconto ha per titolo Operazione Avalanche, forse un rimando a una canzone di Cohen, ma il riferimento nel testo è Bocca nel buio di Alberto Rabagliati, 1947.  È comunque proprio unavalanga emotiva quella che col fragore silenzioso di una neve schianta senza che nessuno se ne accorga il cuore della piccola che ci dice della nonna Erminia dell’amico Gianluca ricoverata in ospizio.

Quella mattina d’autunno lei lascia i giochi di bambina e chiede di andare insieme ai genitori dell’amico ad accompagnare l’anziana signora senza neppure sapere dove. In realtà segue come sempre la dolcezza del sorriso e i ricordi incantati della signora Erminia, da tanto tempo ormai persa nella lontana e crudele magia di un ballo di Charleston con un soldato quand’era adolescente. Nel parco dov’è la casa di riposo c’è un’altra bambina: «La ragazzina mi strinse la mano, quasi per farmi capire che lei c’era già passata e mi capiva».

Con questa leggerezza d’immagini forti, come quello spontaneo gesto solidale, Rossella Milone accompagna il lettore per mano nelle varie tappe di una formazione sentimentale.

Nel secondo racconto, Il peso del mondo, il nuovo disincanto è il lato oscuro del sesso con la forza bruta d’un desiderio incontrollato e divergente. Due amiche a una festa notturna sulla spiaggia. Hanno idee diverse. Chi racconta ha più voglia di lasciarsi andare, Marianna no. Poi, però, si apparta anche lei con un ragazzo. Finisce in violenza. Scatta l’allarme. La cercano. Dopo, Marianna stempera quell’esperienza forte nella leggerezza divinatoria di una visione del suo futuro sentimentale e di quello ben diverso dell’amica che racconta.

In Questioni di spazio la situazione è speculare: la donna adulta che racconta rischia di pagare con una tragedia familiare un momento di felice abbandono erotico. Questa volta sarà una lucida e ferma consapevolezza ad aprire uno spiraglio di serenità: «Il problema era che non esisteva un posto altrettanto spazioso, abbastanza segreto, dove poter serrare con un catenaccio anche tutte le mie colpe – quelle già commesse e quelle che avrei commesso. Però forse ci riuscii, forse piansi».

Infine, nell’ultimo racconto, quello che dà il titolo al libro, in un remissivo gruppo di autocoscienza accucciato ai piedi di una velleitaria psicoterapeuta, la lottatrice fragile conquista la stazione eretta, nonostante il proprio carico di dubbi.

Rosella Milone è nata nel 1979 a Napoli e vive a Roma. Ha pubblicato per Einaudi (La memoria dei vivi e Poche parole, moltissime cose) e per Laterza (Nella pancia, sulla schiena, tra le mani). «Ha studiato alla scuola di Alice Munro ed Elizabeth Strout», crede fermamente nella forma breve del racconto. Coordina l’osservatorio Cattedrale, che si occupa di questo genere letterario. Per minimum fax ne ha pubblicato uno molto apprezzato nell’antologia L’età della febbre.

Dalla disillusione, all’inquietudine, alla coscienza di sé attraverso la cognizione del dolore proprio e altrui: la voce di Rossella Milone ha sempre la stessa convincente verità di accenti. Certi maestri, quando li ami davvero, lasciano il segno.

Rossella Milone, Il silenzio del lottatore, minimum fax, 2015