Della morte non sappiamo nulla. La scienza, ultima dea, si ferma all’orizzonte degli eventi. Le sue verità non vanno oltre il solito fermoimmagine sull’orlo del precipizio. Poi più nulla. Nessuno sa. Tutto è possibile. Nel dubbio, allora, come Paul Auster anche noi scegliamo di «credere al poeta».

Perché «A cosa bisogna credere quando è impossibile appurare la veridicità di un fatto?» E ancora «Se una storia risulta così potente e sbalorditiva da lasciarci a bocca aperta e ci dà la sensazione di aver cambiato o arricchito o approfondito la nostra visione del mondo, è importante che sia vera?».

Baumgartner è un romanzo breve, di grande tenerezza e serenità. Ha detto l’autore, malato, che potrebbe essere il suo ultimo libro. Noi ci auguriamo di no. Intanto, però, insieme a lui ci beiamo di questa verità poetica: non sei mai morto finché è in vita chi ti ama o, anche, semplicemente ti ricorda. In tanti l’hanno già detto. È una speranza comune. Paul Auster le dà nuova forza.

Lui (Seymour Tecumseh Baumgartner, Sy per gli amici) è un professore, di filosofia, settantenne. Vedovo da dieci. Lei, Anna, è morta per un’onda anomala, dopo essersi tuffata per un ultimo bagno alla fine di una vacanza. Traduttrice e poetessa, aveva cinquantotto anni e trascorsi giovanili da atleta. Erano l’uno l’amore dell’altro, da sempre. Stessa sensibilità e slancio intellettuale. Un’intesa perfetta, non scalfita neanche dall’impossibilità di avere figli.

Seymour è persona mite e affabile, saggia e generosa. Ha superato il dolore, ma non accetta la solitudine. Gli altri sono per lui parte di sé. Un respiro vitale. Li cerca, come quando scrive cerca le parole necessarie per completare una frase. Ordina libri inutili che neppure scarta dal pacchetto solo per vedere la ragazza che glieli consegna. È stato con altre donne. Ha cercato anche di risposarsi. Non gli andavano incontri a giorni alterni, intervalli di vuoto. Invano. Impossibile ricreare la pienezza di vita del tempo con Anna.

  • Seymour vive a tentoni, cerca un varco nella quotidianità. Stella polare la memoria. Vacilla quella a breve. Rigogliosa, invece, quella di lungo corso degli anni verdi dell’amore. Se la preoccupazione di Sy è non dimenticare di chiudere la patta come ha notato capita a tanti della sua età, segno per lui inequivocabile di decadimento fisico, la sua certezza è che Anna c’è. Comunque. Come ogni mattino la luce del nuovo giorno.

Il romanzo comincia con un susseguirsi di piccoli incidenti domestici fino ad una dolorosa caduta ma Seymour con la consueta bonomia ne incastona il senso in una trama leggera di riflessioni e pur nella difficoltà del momento con la sua cordialità crea i presupposti perché un incontro occasionale diventi un’affettuosa alleanza. La sostanza poetica di S.T. Baumgartner (così Sy firma i suoi libri) è la disincantata e virile consapevolezza della propria fragilità.

Ragionevolmente della vita tutti sappiamo che la morte è una certezza, l’amore solo una vaga possibilità. Auster rovescia il paradigma: la certezza dell’amore trascende la morte. Sfuma il confine. Accade, per esempio, che squilli il telefono e quando Sy alza la cornetta sente… la voce di Anna che gli parla del Grande Nulla, «uno spazio nero dove tutto è invisibile, un vuoto nero e silenzioso, l’oblio sconfinato». Possibile? Un sogno? Leggete le pagine da 46 a 48, poi ne riparliamo.

  • La credibilità di un romanzo e di ogni suo particolare dipende dalla coerenza complessiva, e cioè dall’interazione fra loro di innumerevoli fattori. Baumgartner è un romanzo ricchissimo. L’amore di Sy e Anna nasce nel ’68 («l’anno apocalittico di ferro e di sangue, l’anno dell’esaurimento collettivo americano») e attraversa gli anni dei movimenti di contestazione giovanile. Ha nelle sue vele la forza di quel vento, perciò vola oltre il tempo, come le tante illusioni disseminate allora. Leggi dell’amore di Sy ed Anna e ritrovi un mondo… due e ancor di più, se voltiamo indietro lo sguardo e mettiamo nel conto anche le biografie del padre e della madre di Sy. Vere perle narrative.

Fatta la somma, il romanzo breve Baumgartner è un Grande Romanzo Americano con innumerevoli sfaccettature della dura selezione naturale nel Bel Paese delle opportunità. Nel secondo nome di Sy, Tecumseh, c’è l’impronta genetica del padre che, chiamandolo così, ha consegnato al figlio il testimone di un valore: Tecumseh «era un uomo dotato di coraggio, umanità e intelligenza superlativa che provò a unire il suo popolo esteso e variegato nella resistenza agli invasori europei intenzionati a distruggere la nazione shawnee e ogni altra nazione indiana da un capo all’altro di questo continente condannato e intriso di sangue».

Il programma di Sy è meno vasto ma altrettanto ambizioso: valorizzare la copiosa e inedita produzione poetica e letteraria della moglie. Anna non aveva mai voluto pubblicare: «…esiste forse uno scrittore che non vive in quel territorio instabile tra fiducia e disprezzo di sé?». Impegnandosi per la sua opera, è come se Sy prendesse la moglie per mano e facesse insieme a lei il cammino necessario per uscire dalla terra di mezzo dei dubbi e dell’incertezza. Insieme… ma davvero? Sì, perché il Grande Nulla e la vita sono tutt’uno.

«Non può essere sicura di niente, dice lei, ma suppone che sia proprio lui a tenerla in quell’incomprensibile aldilà, quel paradossale stato di coscienza nella non-esistenza, che prima o poi dovrà finire, secondo lei, ma finché lui sarà vivo e ancora in grado di pensarla, continuerà a risvegliarle la coscienza con i suoi pensieri, tanto che a volte lei riesce perfino a entrare nella sua testa e a udire quei pensieri e a vedere attraverso i suoi occhi quello che sta vedendo lui. Non ha idea di come succeda, né capisce perché sia in grado di parlargli in questo momento, sa soltanto che tra i vivi e i morti c’è un legame, e che un legame profondo come quello che c’era tra loro quando lei era in vita può proseguire anche dopo la morte, perché se uno muore prima dell’altro, il vivo può mantenere il morto in una specie di limbo provvisorio tra la vita e la non-vita, ma quando muore anche il vivo, allora è la fine, e la coscienza del morto si spegne per sempre. Anna si ferma un attimo per inspirare, poi, mentre espira, gli fa una domanda per la prima volta da quando lui ha alzato la cornetta: Tu ci capisci qualcosa? Prima che Baumgartner possa risponderle, Anna smette di respirare, smette di parlare e cade la linea».

Baumgartner è un grande inno alla letteratura che più di ogni amore per sempre terrà insieme i vivi e i morti… finché il Sole / Risplenderà su le sciagure umane.

Paul Auster, Baumgartner, Einaudi