Michele Trecca2023-07-18T16:40:31+02:00

Everybody needs some book to love

Mario Desiati,
Spatriati

Ne La grande cecità Amitav Gosh cita queste righe di Heidegger: «Nell’angoscia, noi diciamo, uno è spaesato. Ma dinanzi a che cosa v’è lo spaesamento e cosa vuol dire quell’uno? Non possiamo dire dinanzi a che cosa uno è spaesato, perché lo è nell’insieme». Mario Desiati ha intitolato il suo nuovo romanzo Spatriati, che è accrescitivo di spaesato e nella lingua di Martina Franca, sua città natale in Valle d’Itria, significa: «Ramingo, senza meta, interrotto, detto del sonno che si interrompe… Anche balordo, irrisolto, allontanato, sparpagliato, disperso, incerto…» […]

Elisa Ruotolo,
Quel luogo a me proibito

Scrivere è un corpo a corpo con se stessi. Si sente dire spesso. Bene. Quel luogo a me proibitodi Elisa Ruotolo è una riconquista del proprio corpo. Un tentativo, almeno. La storia è semplice. Potremmo dire, la storia di un amore. Ovviamente c’è tanto altro. Prima di tutto molta poesia, ovvero una qualità espressiva di tale raffinata precisione e densità introspettiva che è quasi una musica, di dolente ma caparbia e sensuale vitalità. […]

Mirko Sabatino,
La vita anteriore

Ci sono romanzi che raccontano vite e romanzi che raccontano destini, cioè storie incredibili che però hanno forza imperscrutabile di necessità, tipo certi classici ottocenteschi spesso nati come feuilleton o romanzi d’appendice pubblicati a puntate sui giornali. Nomi e titoli sono talmente grandi che per decenza è meglio tacere. […]

Hervé LeTellier,
L’anomalia

Grande letteratura per noi è quella che solleva tempeste di dubbi nell’orizzonte delle certezze. L’anomalia di Hervé LeTellier mette in discussione cardini imprescindibili della sensibilità comune. Nei limiti, ovviamente, di un romanzo, che limiti non ha, se non quelli dell’immaginazione, nello specifico della stessa potenza visionaria dei grandi maestri della fantascienza, da Philip Dick in giù. […]

Quella sera a Foggia
in volo con Daniele

Ventisei anni fa, 1995. Un altro mondo. Ma quello nuovo Daniele Del Giudice l’aveva già visto e raccontato dieci anni prima. Non c’era ancora la rete e neppure i cellulari quando, del nuovo regno degli oggetti di luce, in Atlante occidentale faceva discutere fra loro uno scienziato e uno scrittore, entrambi come lui appassionati di volo. […]

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