L’avevamo lasciata adolescente, ma la voce che raccontava veniva da un futuro che non conoscevamo. Ora sappiamo. Borgo Sud, infatti, nuovo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, comincia con l’Arminuta adulta che ritorna con urgenza a Pescara da Grenoble dove insegna letteratura italiana all’università. È successo qualcosa di grave. Cosa? Lo scopriremo alla fine.

Intanto continuano i ricordi. A cominciare da quello della notte d’estate quando, quindici anni prima, all’improvviso aveva fatto irruzione nella sua casa la sorella Adriana con in braccio il figlio Vincenzo. A quel tempo lei, l’Arminuta, venticinquenne, era impegnata nel dottorato successivo alla laurea, da tre anni era sposata con Piero e la sua vita sembrava ormai dentro una quieta e piena felicità.

  • Lontano quel giorno d’agosto del 1975, con cui comincia il precedente romanzo che ha per titolo il suo soprannome, quando, all’età di otto anni, era stata restituita dagli zii ai suoi genitori (l’arminuta in dialetto abruzzese significa la ritornata) e da figlia unica in una famiglia borghese di Pescara, senza che nulla le fosse detto, si era ritrovata in un paesino dell’entroterra con tanti fratelli e nella morsa della fame. Dopo lo smarrimento iniziale, i momenti belli e forti della crescente intesa sentimentale e delle avventure con la sorella minore Adriana e il fratello maggiore Vincenzo. Tutti e tre sempre più uniti nell’orgoglio della propria diversità e nella consapevolezza della reciproca necessità. La famiglia, il paesino: un bene nuovo, al di là di ogni conflittualità. Poi il dolore infinito per la tragica morte di Vincenzo e gli studi appassionati e severi a Pescara.

Tra le pagine di Borgo Sud, di quel periodo ora leggiamo le trepidazioni per la libertà indomita, gli amori «storti» di Adriana e il suo rapporto con Rafael: esaltante («…passeggiavano in centro spavaldi. Credevano di avere in pugno la vita»), tormentato («Si lasciavano per la voglia di ritrovarsi»), infine tempestoso. Di Rafael è quel figlio che porta il nome del fratello morto e che l’Arminuta vede la notte in cui la sorella irrompe nella sua casa.

Rafael è un pescatore e grazie a lui Adriana conosce la comunità marinara di Pescara raccolta nel quartiere di Borgo Sud, che entra così da protagonista nel romanzo e non a caso ad esso porta in dote il titolo. All’umiltà fiera e aspra della gente di Borgo Sud («Un confine invisibile lo isolava da Pescara tutta intorno… lì la vita sembrava più vera, scandalosa e pulsante»), al loro reciproco e tacito patto di solidarietà e protezione quasi fosse un vincolo di sangue («Rimanere nel cerchio è la forza, la vita, il senso») si legano con visceralità d’affetto prima Adriana e poi la stessa Arminuta.

  • I romanzi belli sono tanti ma talvolta o spesso le loro parole ti scivolano addosso e, finita la storia, le dimentichi. Con l’immediata evidenza d’una impavida volontà e grande capacità di dare luce e voce a luoghi e sentimenti  complessi e profondi, Borgo Sud, invece, come già L’Arminuta, spinge nella lettura a un pieno abbandono. Dice di sé la protagonista: «C’era qualcosa in me che chiamava gli abbandoni». Si può essere abbandonati, ed è doloroso: succede, nella vita dell’Arminuta e di tanti. Accade anche, però, di abbandonarsi a qualcuno con tutto il calore della propria umanità, è pericoloso ma inevitabile e bello. L’Arminuta e sua sorella Adriana hanno questa vitalità e forza, al di là di ogni rischio, perciò chiunque le conosca le ama. Per sempre.

 

Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud, Einaudi, 2021

Su Donatella Di Pietrantonio puoi leggere anche la recensione di L’Arminuta