Stefania Subramaniam, parrucchiera e santona di Casal Bertone, IV Municipio di Roma: «La paura finisce dove comincia la verità». Bella. Parafrasiamo.

Un grande romanzo comincia dove l’immaginazione finisce… col creare la realtà, quella «inarrivabile», tipo la materia oscura dell’universo che esiste e si sa, e dietro l’angolo sicuro sta, è scientifico, ma nessun esperimento riesce ancora a rilevarla, per cui quella ci svolazza attorno ed è pure determinante per certi equilibri cosmici ma noi non la conosciamo affatto

Niccolò Ammaniti, La vita intima, prima pagina: «L’attico in cui vive Maria Cristina è uno di quei paradisi che la maggioranza della gente non sogna nemmeno tanto è inarrivabile». Per capirci: trecento metri quadri a due passi da piazza Navona, palazzo neoclassico, vista su Castel Sant’Angelo. Maria Cristina Palma è inoltre la donna più bella del mondo, primato certificato dai numeri di uno studio scientifico internazionale: «Le misure dell’ovale di Maria Cristina Palma corrispondono a quelle della divina proporzione, i rapporti tra linee verticali, orizzontali e oblique coincidono con la formula matematica della sezione aurea». E così di seguito: colore degli occhi, statura, pelle… per non dire dei piedi, specialità della casa, oggetto di culto fra i feticisti del ramo. Per finire, Maria Cristina è anche la moglie del presidente del Consiglio italiano, affermato professionista, grande avvocato… prestato alla politica, come suol dirsi. Insomma: bella, ricca e potente. Bingo.

Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre fanno una dichiarazione di intenti. La vita intima è un esperimento spavaldo e giocoso, con i parametri impostati ai massimi valori, tipo acceleratore atomico di Ginevra, per far emergere nella collisione narrativa particelle di verità della vita intima di un monte Olimpo da tutti noi concupito, invidiato ed orecchiato, spiato e braccato da social e rotocalchi ma di fatto oscuro ai nostri occhi nelle sue dinamiche profonde, quotidiane e sentimentali. Anche perché, diciamocelo, perlopiù i personaggi d’alta quota quando si raccontano in rete o li vedi in diretta tv sono poco credibili, spesso una penosa caricatura di se stessi. Manichini. Meritano di più. Nel bene e nel male. E anche noi, sudditi paganti, meritiamo che ci vengano raccontati meglio.

Niccolò Ammaniti con modi affabili di inappuntabile e confidenziale maestro di cerimonia, molta verve e altrettanta competenza, ci prende per mano e ci porta fuori dalla caverna platonica per mostrarci in alta definizione (4K) la vita dei nuovi dèi antropomorfi di questi strani tempi nostri. Del resto, si sa, Ammaniti è autore che ha capacità prodigiosa di convertire in tempo reale ogni sguardo in file narrativi Word fruibili a perdifiato, senza inciampi o bisogno di note a piè di pagina.

  • Ne La vita intima le squadre in campo sono due aggettivi: frivola e fragile. Fondamentale nella dinamica della partita un’intercettazione di Maria Cristina, involontaria, per carità. In una situazione rocambolesca, in bagno, non vista, ascolta la sua segretaria-assistente dire all’amica e compagna, pag. 24: «Solo verdura e tè. Se le fai vedere un pezzo di pane va fuori di testa. Non credo che abbia mai assaggiato una pizza in vita sua… È sempre sola. Non vede nessuno. Il suo migliore amico è una specie di tuttofare improbabile che gira per casa. Alla fine, lo vuoi sapere, mi fa pena. Non è cattiva. Ma è brutto non rendersi conto. È così inadatta, scema… (Si prende un attimo per cercare un aggettivo più preciso) È frivola».

Brutta botta per Maria Cristina che, confessiamo, gode delle nostre simpatie già da pagina nove, laddove il maestro di cerimonie Ammaniti informa i suoi lettori: «L’incidente appena accaduto (ndr: una brutta botta per davvero, senza metafora, di quelle che ti fanno vedere le stelle, metafora) può essere un buon esempio per inquadrare meglio Maria Cristina Palma, la protagonista di questo romanzo. Se riceve del male, si preoccupa per chi glielo ha fatto. Sminuire le sofferenze che l’esistenza le ha elargito rassicurando il prossimo è una delle sue specialità».

E di sofferenze, in realtà, oltre che di bellezza, la vita è stata prodiga con Maria Cristina: orfana di entrambi i genitori sin da ragazzina, l’adorato fratello maggiore Alessio morto poco più che ventenne, tragica fine del primo marito… per cui certuni, cattivi e invidiosi, l’appellano Maria Tristina. Invece Nicola Sarti la chiama Secca. E comincia la storia quando, in un incontro casuale in un’occasione ufficiale, con quella parola l’amico ritrovato riporta alla memoria di Maria Cristina il tempo perduto del suo primo bacio e della giovinezza ricca, spensierata e piuttosto scatenata prima all’Olgiata con i nonni e quel fratello di fatto che in seguito diventerà il tuttofare di cui sopra, poi ai Parioli con Alessio e i suoi amici, tra cui l’appena citato Nicola Sarti.

Purtroppo, però, quel rimembrare la giovinezza non è solo dolce e struggente ma porta con sé lo tsunami di un video poco commendevole che potrebbe sconquassare la sua vita di donna più bella del mondo, moglie del premier nonché madre di un’adorabile adolescente. Altro che futile, allora, la vita di Maria Cristina o Tristina che sia. Bensì fragile e, come quella di tutti noi comuni mortali, esposta all’imprevisto emotivo d’uno stormir di foglia, che sia un ricordo, un amore o un ricatto. Fragile, Maria Cristina, e sola, nonostante il codazzo di assistenti tra cui sua maestà il guru dei social. Del tutto sola, perché si è sempre soli quando tocca prendere le decisioni che contano, fra cui quella più importante: fidarsi o non fidarsi di se stessa, per esempio nella sfida televisiva all’O.K. Corral con la giornalista superstar tritatutto. Un’intervista che, secondo i sondaggi, può significare la sopravvivenza o meno del governo.

Incredibile magia de La vita intima è far passare il mondo di sopra attraverso la cruna dell’ago della palpitante umanità di una donna. La più bella del mondo. Maria Cristina, una di noi.

 

Niccolò Ammaniti, La vita intima, Einaudi, 2023