Ma quanta vita c’è in un romanzo? E da dove viene? Il passeggero di Cormac McCarthy. Titoli di coda. Per la preziosa consulenza nelle loro specifiche competenze la traduttrice, Maurizia Balmelli, ringrazia:

Anna Perona per l’ambito fisico e matematico, Giovanna Rivetti per la nautica, Camilla Pieretti per i motori e le corse automobilistiche, Simone Ferrara e Melanj Passarella per l’immersione subacquea, Thomas Lanfranchi e Mauro Mentasti per l’aviazione, Giaime Alonge per le pagine sulla guerra, Nicolò Petruzzella, Paolo Riccardi e Luca Del Grosso per le estrazioni petrolifere; Barbara Passanisi per la materia legale.

Praticamente una tavola sinottica del romanzo. O punti di un cruciverba: uniscili e avrai… Il passeggero… il profilo, dentro poi c’è tutto il resto, che è tanto, tanto altro. Per esempio, la storia di un amore perfetto, dunque impossibile. E tragico. Lei era la sorella, Alicia, ed è morta. Suicida, a trent’anni. Lui è Bobby, e di anni ne ha trentasette.

Una sera d’estate, lui era rimasto seduto a guardarla mentre lei tredicenne, interpretava Medea sola sul pavimento di una cava poco lontano dalla loro casa ai margini del bosco. «Indossava un abito confezionato con delle lenzuola e portava tra i capelli una corona di caprifoglio. Le luci della ribalta erano barattoli della frutta sciroppata imbottiti di stracci e innaffiati di cherosene. I riflettori erano fogli di alluminio e il fumo nero si alzava sopra di lei nelle fronde estive facendole tremare mentre con i suoi sandali lei cavalcava la pietra del pavimento ramazzato… quella sera d’estate guardandola aveva capito di essere perso. Il cuore in gola. La sua vita non più sua

Alicia è la bellezza… ma «la bellezza fa promesse che non può mantenere» e «ha il potere di suscitare un dolore inaccessibile ad altre tragedie». Alicia non è solo bella: è un genio della matematica, una virtuosa e un’autorità mondiale sui violini di Cremona («I musei le scrivevano di continuo per avere una consulenza sui loro pezzi da collezione»).

È incredibile la maestria con cui McCarthy fa sì che per tutto il romanzo vibri soffusa ed eterea la grazia di un personaggio pur così fortemente marcato come Alicia. C’entra senz’altro il fatto che la sua presenza è indiretta. In questo romanzo, infatti, Alicia vive nei ricordi di Bobby, sempre più radi e sfumati, e nei capitoli a sé stanti in corsivo in cui McCarthy racconta le allucinazioni della ragazza animate da una proterva corte di fantasmi. Il passeggero è una diade: nel secondo volume, Stella Maris, nome della clinica psichiatrica in cui sarà ricoverata, il racconto è di Alicia.

Grande pudore e struggente commozione è poi nel racconto dell’amore fra i due giovani, che secondo noi ha molto in comune con l’intensità spirituale dello stilnovo («…condividere la lettura di qualche decina di libri è un vincolo più forte del sangue. I libri che ti regalavo li divoravi in poche ore. E li ricordavi quasi parola per parola»). Alicia e Bobby Westernsono l’uno lo specchio dell’altro. Si cercano per guardarsi dentro. Capirsi.

Il passeggero è un romanzo sull’identità («In vita mia non ho mai incontrato un mistero più grande di me stesso»), tema sempre più complesso e delicato oggi che «… esiste un sistema per scansionarti l’occhio elettronicamente con la stessa precisione di un’impronta digitale senza che tu manco te ne accorga… Uno potrebbe pensare che impronte digitali e numeri conferiscano un’identità distinta. Ma presto non ci saranno più identità distinte quanto quella di non averne. La verità è che siamo tutti in arresto. O lo saremo presto. Non hanno bisogno di limitare i tuoi movimenti. Gli basta sapere dove sei».

In un’opera che è l’ultimo suo messaggio, scritta nel raccoglimento della consapevole imminenza della fine, l’io che si cerca, e l’autore che ne è il motore immobile, non si rattrappisce su se stesso, non implode, è estroflesso: «Non può esserci niente finché non si palesa qualcos’altro. È questo il problema. Se c’è una sola cosa non si può dire dove e cosa sia. Non si può dire quanto grande o quanto piccola o di che colore sia o quanto pesi. Non si può dire se è. Niente è alcunché se non c’è qualcos’altro».

Il passeggero è il liquido di contrasto di una Tac nelle vene della nostra epoca post atomica.

Ricostruendo l’ordine logico e cronologico dei fatti narrati al di là della loro scansione sulla pagina, la prima sequenza è il trasferimento del padre di Bobby nel 1943 da Princeton a Oak Ridge, dov’era lo stabilimento per l’arricchimento dell’uranio e dove, l’insigne e brillante scienziato, avrebbe partecipato da protagonista al progetto di costruzione dell’atomica e incontrato la reginetta di bellezza poi diventata sua moglie («Bobby era pienamente consapevole di dovere la propria esistenza ad Adolf Hitler. Di come le forze della storia che avevano introdotto nel quadro la sua vita travagliata fossero quelle di Auschwitz e Hiroshima, gli eventi gemelli che avevano per sempre suggellato il destino dell’Occidente»).

  • Chi ne sa di più potrà confermare o smentire ma noi crediamo che sull’orrore fisico delle morti di Hiroshima e Nagasaki non siano state scritte finora parole più crude e drammaticamente intense di quelle a pagina 116. In generale, però, quelle bombe incombono sul romanzo tanto quanto su di esso aleggia la bellezza di Alicia. Sono l’altro estremo dell’umana condizione. Punto di incontrofra i due opposti, con la loro ambivalenza di bellezza e orrore, la fisica e le scienze, talento di famiglia dei Western. I Western sono figura della nostra civiltà dilaniata fra splendore e rovina, onnipotenza e autodistruzione. Come i Kennedy.

Cosa c’entrano con il mio problema?, chiede Bobby. «Questo paese è il tuo problema», gli risponde chi l’ascolta e quindi gli racconta la storia della famiglia Kennedy, i loro giochi sporchi, il delitto di JFK e di suo fratello, la baggianata del «capro espiatorio» Oswald e la fuffa del rapporto Warren… C’è tanto rigore, ricchezza e chiarezza informativa in queste pagine da meritare un Pulitzer per il giornalismo investigativo (quello per la narrativa McCarthy l’ha vinto nel 2007 con La strada).

Ah, dimenticavamo: Il passeggero è un thriller, e che thriller! Comincia con un mistero. Nellla perlustrazione subacquea dei resti di un aereo, Bobby e il suo collega non trovano la scatola nera e solo nove morti a bordo: ne manca uno. Che fine ha fatto? Convinti che ne sappia più di quanto dica, due emissari governativi «con un’aria da missionari mormoni» cominciano a perseguitare Bobby fino a costringerlo a una vita randagia, da fuggiasco, come fosse in arresto a cielo aperto. Naufrago in ripari improvvisati su spiagge desolate. Unici compagni al duol, amici come lui rosi dal male di vivere, travolti dalla fiumana della vita. Il resto con Stella Maris. Alla prossima.

Cormac McCarthy, Il passeggero, Einaudi

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