Michele Trecca2023-07-18T16:40:31+02:00

Everybody needs some book to love

Burhan Sönmez,
Labirinto

Grande letteratura secondo noi è quella che riesce a dare immediata evidenza a metafore ardite facendo di situazioni estreme proficue occasioni di riflessione sulla condizione umana. Labirinto di Burhan Sönmez (traduzione di Nicola Verderame) è un romanzo così. […]

Kent Haruf,
La strada di casa

Un romanzo è una voce è una voce è una voce. Kent Haruf, La strada di casa, pag. 56: «Per un po’ fu entusiasmante. Al campus in quel periodo si respirava un’aria di consapevolezza e determinazione, e al giornale ci illudevamo di farne parte e di parlare con la voce del popolo, anche se il popolo ancora non lo sapeva o non ci aveva chiesto di farlo». […]

Loreta Minutilli,
Elena di Sparta

Che fatica essere donna, che impresa. Elena di Sparta di Loreta Minutilli entra con grande maestria nel vivo di questa storica difficoltà. Sì, Elena di Sparta è proprio lei […]

Gabriele Romagnoli,
Cosa faresti se

Ci sono libri che ti chiamano in causa, direttamente. Perlopiù lo scopri leggendo. Gabriele Romagnoli, invece, te lo dice già dal titolo. Cosa faresti se è, infatti, una chiara domanda per te. Quando poi t’inoltri nelle pagine, più dubbio non c’è: il suo romanzo interroga la tua coscienza. […]

Claudio Fava,
Il giuramento

Quando il gioco si fa duro e gli umili cominciano a giocare, allora la partita narrativa diventa incandescente e tu che leggi non riesci più a stare quieto sugli spalti. Vorresti scendere in campo e fare la tua parte. Il giuramento di Claudio Fava fa venire proprio questa voglia. Già a pagina cinquanta. Lo giuriamo. […]

Marinella Savino,
La sartoria di via Chiatamone

Carolina va alla guerra, e l’addomestica. Proprio così: organizza casa (e bottega) per far fronte alla tempesta. 5 maggio 1938, La sartoria di via Chiatamone, romanzo d’esordio di Marinella Savino, comincia da qui. Quel giorno lì Hitler è in visita a Napoli con tanto di codazzo di re, duce e manovre navali nel golfo. «’A città er’ stat’ tutt’ annuccat’ a fest’». […]

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