Il castello di Barbablù, nuovo romanzo di Javier Cercas, terzo con protagonista il poliziotto Melchor Marin, corre ancora una volta a ritmo serrato sul confine stretto fra giustizia e vendetta: dove finisce l’una e dove comincia l’altra?
Quando la forza degenera in violenza? Se lo Stato è impotente, è giusto che dei singoli si sostituiscano ad esso? Le leggi della morale sono interpretabili o incontrovertibili? Quanto incidono i comportamenti individuali nel funzionamento delle istituzioni? Quel poco che ognuno può fare è niente o è tanto?

  • Come i due precedenti, Terra Alta e Indipendenza, che noi consigliamo di leggere nell’ordine cronologico di pubblicazione prima ancora di quest’ultimo, Il castello di Barbablù ripropone i temi prima indicati e anche quelli altrettanto imprescindibili per Cercas dei crimini sessuali, dell’arroganza dei potenti e della corruzione di politici e classe dirigente: contro cui, però, oltre a Melchor, c’è sempre qualche oscuro eroe che dice no, costi quel che costi.

Al centro della nuova storia c’è Cosette, la figlia alla quale Melchor ha dato il nome in omaggio al romanzo che gli ha cambiato la vita, I miserabili. Cosette, diciassettenne, ha scoperto che il padre le ha mentito sulla morte della madre. Non le ha detto che quell’incidente stradale era in realtà un attentato intimidatorio nei suoi confronti per farlo desistere da un’indagine d’alto bordo. Ora la ragazza ce l’ha con lui e una vacanza a Maiorca diventa una fuga. Pericolosa. Maiorca e le spiagge di Pollença sono un paradiso, troppo bello per non eccitare il delirio di onnipotenza di qualche demone.

Melchor ha lasciato la polizia, lavora al posto della moglie nella biblioteca di Gandesa, capitale della Terra Alta, un insieme di dodici comuni della provincia di Tarragona, in Catalogna. Ha una relazione stabile con Rosa Adell, figlia dei due coniugi sul cui efferato omicidio aveva indagato diciotto anni prima, appena trasferito per ragioni di sicurezza in quell’area interna del Paese. I capi della polizia temevano una vendetta dei fondamentalisti islamici perché Melchor con istintivo atto eroico aveva sventato un attentato uccidendo quattro terroristi. Per questo, da allora e per sempre, Melchor per i suoi colleghi è una leggenda, anche da ex.

Non gli è difficile, quindi, avere l’aiuto di vecchi e nuovi compagni d’arme («il Settimo Cavalleggeri della Terra Alta») per un’operazione rischiosissima di nobili intenti ma al di là della legalità. A parte l’indiscussa centralità di Melchor, Il castello di Barbablù è un romanzo corale. In questa nuova avventura si sente il calore di una piccola comunità che fra dubbi e incertezze ha il coraggio di osare, sfidando i limiti della legge in nome della giustizia: un bel rompicapo morale, ma l’alternativa è darla vinta ai ricchi e ai loro accoliti. Impossibile, per Melchor, che ha già troppi conti in sospeso con la propria storia per cumulare un altro debito.

Siamo tutti vittime e colpevoli al tempo stesso. Nessuno è innocente. «I cattivi peggiori sono quelli che sembrano buoni», Melchor lo sa. Il Male lo ha fatto e lo ha subito, ora non ha dubbi e lo combatte, con l’accanimento dell’ispettore Javert nei Miserabili mentre come Jean Valjean difende e protegge Cosette. La letteratura non finisce mai di stupire.

Anche Il castello di Barbablu è un percorso di lettura. Questa volta tocca ai capolavori di Turgenev, consigliatissimi, da Fumo a Nido di nobili ai più noti racconti di Memorie di un cacciatore. A proposito, a Cosette I miserabili non è piaciuto affatto: «il libro le sembrò fin dal primo momento un romanzone farraginoso, sentimentaloide, demagogico e in definitiva noioso». Il conflitto generazionale è anche letterario ma, come già Turgenev, Cercas non è né con i padri né con i figli: dà solo conto della loro lotta. In modo magistrale. E si prende un po’ in giro, insieme al pubblico dei romanzi.

Alla fine, però, mette tutti d’accordo in un abbraccio con una poesia, If di Rudyard Kipling. Comincia così: «Se riesci a non perdere la testa / quando tutti intorno a te la perdono dandotene la colpa; / se riesci ad avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te…». Il resto, al vostro piacere: e se arriverete fino in fondo vostra sarà «la Terra e tutto ciò che è in essa».

Melchor Marin è uno di quei personaggi che una volta conosciuti restano con te, per tutto il tuo viaggio. Se mai ce ne fosse bisogno, Terra Alta, Indipendenza e Il castello di Barbablu confermano Javier Cercas come uno dei maggiori autori contemporanei. Da Olimpo dei Nobel, per intenderci.

 

Javier Cercas, Il castello di Barbablù, Guanda, 2022