Zugzwang, la sfida impossibile. Spieghiamo. Il termine tedesco significa mossa obbligata e indica quella situazione in cui nel corso di una partita a scacchi a un certo punto uno dei due giocatori qualunque mossa faccia subirà scacco matto o almeno una perdita grave.

  • Prima pagina di Matrigna di Teresa Ciabatti: un bambino di sei anni scompare nel nulla sfuggendo all’attenzione della sorellina di tre anni più grande che lo teneva per mano. Biondo e bello, era il figlio prediletto, la bambina è sospettata di malafede. In Addio fantasmi di Nadia Terranova a tredici anni la protagonista perde il padre che, «ammalato di tristezza» e affidato in qualche modo alle sue cure, va via di casa all’improvviso senza far sapere più nulla di sé. Scomparso nel nulla anche lui. Sensi di colpa, conflitti con le madri, abbandono, assenza. Perdita, senza neppure il punto fermo di una fine. Come potranno mai darsi pace Noemi e Ida? Scacco matto. Tu, però, non ti arrendi. Tu che leggi, se leggi, parteggi e speri che in qualche modo le due protagoniste vengano fuori da quello zugzwang della sorte. Impossibile, dice l’algoritmo degli scacchi. Chissà, però, cosa s’inventa l’arte, pensi tu.

Noemi cresce e va all’università, lontano dal paese natale ma non dal buco nero del suo passato, nonostante i nuovi amici, un compagno, il lavoro di traduttrice. A casa resta la madre, accudita dalla zia. Anche Ida va via, da Messina a Roma, sposa Pietro, inventa per la radio finte storie vere. Grava su di lei il peso di un vuoto. Entrambe le donne sanno che il loro equilibrio di vita è solo una variabile dell’attesa. Tutte e due vogliono e devono fare i conti con quel loro passato che passato non è. Gli incubi di Noemi, i sogni di Ida sono lampi premonitori.

Accade, quindi, che per diverse ragioni l’una e l’altra tornino a casa: la prima per accudire la madre dopo un brutto incidente, la seconda per salvare le cose care da un’imminente ristrutturazione. Curiosamente anche Noemi dovrà affrontare una situazione simile ma ancor più radicale: casa sua, infatti, deve essere abbattuta per fare spazio a un’autostrada. Quei luoghi, però, hanno la sacralità intangibile di presenze sospese, di vite irrisolte e misteriosamente in corso. Come salvarli? Possono essi dire ancora qualcosa?

  • Matrigna e Addio fantasmi sono stati pubblicati a breve distanza l’uno dall’altro e a noi è capitato di leggerli insieme, anche per via della concomitante presenza delle due autrici nella nostra regione. A maggior ragione, quindi, siamo rimasti colpiti da certe assonanze delle trame. Nulla mai accade per caso nel mondo del tutto arbitrario della letteratura e dell’arte. Che cosa significa, allora, questa così autorevole, perentoria e simultanea interrogazione su perdita, assenza, abbandono? La risposta, dice il poeta, soffia nel vento. Certo, però, pensiamo noi, a prescindere dai casi individuali, oggi più che mai, un vuoto di senso ingombra l’orizzonte del nostro tempo. Qualcuno o qualcosa ci ha abbandonato, l’abbiamo persa, all’improvviso è andata via e in tanti ci sentiamo soli, smarriti, colpevoli.

Per fortuna ci sono romanzi come Matrigna e Addio fantasmi che ovviamente non danno risposte perché una storia è una storia è una storia è una storia, e basta. La limpida, fiera e implacabile precisione dello stile delle due autrici («La scrittura di Nadia Terranova sconvolge per la sua precisione e sensibilità», Annie Ernaux) fino al rigore chirurgico e alle frasi laser di Teresa Ciabatti è, però, di per sé un’indicazione di metodo. L’unica mossa contro qualsiasi zugzwang della vita, privata o pubblica, è non accucciarsi nel proprio dolore ma guardarlo dritto negli occhi. Fino in fondo. Costi quel che costi. Se una speranza c’è, è questa. Per confrontarsi a testa alta col proprio dolore serve, però, il coraggio della verità, ovvero di parole precise. Parole come quelle, impareggiabili, di Matrigna e Addio fantasmi.

 

Teresa Ciabatti, Matrigna, Solferino, 2018

Nadia Terranova, Addio fantasmi, Einaudi, 2018

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