C’è bisogno di nuove forme narrative. Social media e serie televisive hanno cambiato la nostra sensibilità di lettori. Ogni ricordo un fiore di Luigi Lo Cascio è una salutare sfida al romanzo. Per tante ragioni. Prime fra tutte l’architettura della storia che innova profondamente la cornice tradizionale del viaggio e la costruzione del personaggio.

Chi racconta non ha trovato posto in aereo, è stato in Sicilia per il funerale del padre di un carissimo amico d’infanzia e sta tornando a Roma, in treno, come non gli accadeva da almeno vent’anni. Il tempo ritrovato «della calma e delle coste, delle arancine e degli stretti, delle cuccette lente e dei risvegli con la pressione bassa e la certezza di poter sopravvivere soltanto nel sorso urgente e lungo del caffè» diventa, quindi, per Paride Bruno l’occasione per un confronto con quell’incontinenza narrativa, una vera patologia, che in trent’anni l’ha portato ad accumulare «duecentoventi e passa tentativi circa di romanzo tutti regolarmente interrotti al primo punto».

E dunque, nel corso di quel viaggio o sogno, egli ripercorrerà la sua «collezione abnorme di cominciamenti di storie» e altre ne aggiungerà facendole scendere a ogni stazione dal «vagone del cervello» per riporle nella pagina, «la gabbia più terribile, vorace ed esigente, che si sia inventa l’uomo per farsi derubare dei suoi sogni più segreti».

  • Ogni ricordo un fiore è un giardino di storie, le più varie, sia per contenuto sia per estensione, tutte di grande vigore espressivo per precisione ed esuberanza lessicale o per insolita e brillante struttura sintattica. Alcune, lunghe solo un rigo o poco più, hanno potenza acuminata di aforismi o massime. Altre, di maggiore ampiezza, da una a più pagine, come pietre dalle tante sfaccettature, racchiudono una narrazione, anche se articolata, in un’unica lunga frase con moltissime subordinate.

Ogni «cominciamento» è per il protagonista un’esplorazione di se stesso, dell’intimità dei propri sogni e pensieri e, «in un gioco di scambi gassosi», del mondo circostante, a cominciare dagli involontari compagni di viaggio. Tra «smozzichi un po’ veri, un po’ inventati», ci sono riflessioni sulla schiavitù della vita e sulla morte («La vita è una morte a priori»), memorie dell’infanzia, una dichiarazione d’amore, un’attualizzazione parodistica della prima pagina dei Promessi sposi, un’apocalisse da day after, frammenti d’una festa con produttore cafone e attori, una descrizione del mare dalle risonanze epiche, e poi tanti semi narrativi di tale potenza evocativa da costringere chi legge a coglierne i sottintesi e immaginarne gli sviluppi.

Alla fine il totale del libro è maggiore della somma delle incompiutezze che lo compongono e ben definito il profilo del suo irresoluto e irrequieto protagonista. Ogni ricordo un fiore è un romanzo che sfida chi legge a interrogarsi e cercare con quello stesso sfrontato coraggio dell’undicenne che sale in treno alla stazione di Milazzo.

La mamma si lamenta con gli altri nello scompartimento. Il ragazzino legge troppo, non sa fare altro, neanche allacciarsi le scarpe (come Manganelli, sorride il narratore). Sta andando a trovare dei parenti e ha lo zainetto pieno di libri perché ai cuginetti piacciono i videogiochi e a lui no, dice che non lasciano traccia, non formano, che tutto svanisce appena spegni il tablet. Perciò, mentre gli altri giocheranno, lui starà da solo a leggere libri di religione. Vuole capire «se Dio ha lasciato la creazione aperta, se non l’ha completata», perché pensa che solo così «allora c’è spazio anche per noi; ma se invece ha finito di creare in quei sei giorni, allora noi siamo solo delle cose inutili… come dire… delle ripetizioni inutili… e siamo sempre più lontani dalle sue mani ormai povere e stanche».

Buona la prima. A «quest’ultimo esemplare di siciliano che ancora scalpita, s’impenna, imbizzarrisce se vuole domarlo la frusta del luogo comune» diciamo: per il romanzo e la sua storia infinita, buona la prima. C’è tanto ancora, c’è sempre ancora da inventare. Come in cielo stelle da contare, pag. 199. Avanti così.

Luigi Lo Cascio, Ogni ricordo un fiore, Feltrinelli, 2018