L’estate del cane bambino di Mario Pistacchio e Laura Toffanello è una di quelle storie che… vorresti non accadesse nulla, e sfogli le pagine con tremore temendo l’inevitabile e via via sempre più vicino agguato dei fatti. Come in una roulette russa, sai che da un momento all’altro il fato potrebbe battere il suo colpo e rompere l’incanto.
Perciò finché c’è ti godi a pieni polmoni quel sapore agreste del mondo quando c’erano le lucciole e i ragazzini scorrazzavano per i campi inseguendo leggende: «Correvo, come se fosse la cosa più importante e seria del mondo, il vento in faccia, il fiato corto, senza sentire la stanchezza». Ecco, tu vorresti che quella corsa non finisse mai e che Vittorio, Menego, Michele, Ercole, Stalino e il cane Houdini inseguissero con lo stesso eccitato vigore un orizzonte sempre nuovo, anziché sbattere all’improvviso contro un muro, come capita alla vita di tutti.
È l’estate del 1961, siamo a Brondolo, vicino Chioggia, fra gente umile che lavora la terra, anche i ragazzi, quando non sono nel bunker, il loro covo, una vecchia postazione antiaerea tedesca, o non giocano a calcio nel campo Doria, la loro San Siro, immortalando le partite con radiocronache fotocopia di quelle della domenica pomeriggio.
Nulla da invidiare alla magia del borgo immaginario di Io non ho paura di Niccolò Ammaniti: stesso tempo sospeso della quiete prima della tempesta. Che è un fattaccio, e trasforma l’idillio in una favola nera.
«Non si invecchia mai un po’ alla volta. C’è un momento preciso nella vita in cui ti accorgi che è successo. È una certezza e non contano gli anni che hai… È bastata una notte a trasformarmi in vecchio con tutta la vita ancora davanti.»
Chi parla e racconta è Vittorio che in prima persona ritorna a quella vicenda di sangue della sua adolescenza da una distanza di anni. Ma cos’è accaduto al campo Doria? E che c’entra il cane nero Houdini?
L’estate del cane bambino è stato scritto a quattro mani ma è una polifonia di registri che pagina dopo pagina in raffinata armonia linguistica accorda sentimenti contrastanti. Nella stessa voce di Vittorio c’è sia l’illusione dei giorni di prima sia la consapevolezza e l’espiazione di quelli venuti dopo la fine di ogni sogno.
L’estate del cane bambino è stato un suggestivo e fortunato esordio, ma Mario Pistacchio (nato a Cerignola, Foggia, nel 1970) e Laura Toffanello (Torino, 1979) non mancheranno di stupirci ancora con storie altrettanto intense.
Mario Pistacchio e Laura Toffanello, L’estate del cane bambino, 66THAND2ND, 2016